Lo scultore
a cura del Dr. Jacopo Campidori
“Lo scultore” è un romanzo a fumetti il cui protagonista è David, un artista in declino che ha vissuto un breve periodo di notorietà per poi cadere nel dimenticatoio. Abbandonato da tutti, David si culla nel ricordo amaro di quando le sue mani erano in grado di plasmare i propri sogni, delineandone i profili nel marmo, nel granito, scalzandone l’essenza a colpi di scalpello, fondendo nuove forme che, in piena crisi artistica, non riesce più a produrre. Oggi David è il fantasma di quello che fu, il ricordo abbattuto di una parabola artistica, passata rapida come una meteora che riga la notte lasciando solo la sensazione di un balluginare sulla retina, la memoria di attimi in cui tutto ciò che creava era esaltato dai critici d’arte, la memoria malinconica di quando le sue mani erano ancora in grado di dare spessore alle trame evanescenti delle proprie visioni.
Le mani. In ogni pagina si assiste ad una focalizzazione quasi maniacale alle mani, in una poesia narrativa che si sviluppa vignetta dopo vignetta. Sono le mani il vero protagonista di quest’opera grafica: le mani di David che creano sculture, le mani di David che si torcono in preda al vuoto artistico, le mani di David che scrivono il diario degli ultimi giorni della propria vita, degli ultimi duecento giorni a sua disposizione.
Perchè a David restano solamente duecento giorni di vita, una manciata di attimi in cui, grazie ad un patto con la Morte, potrà plasmare tutto ciò che desidera, senza l’uso di strumenti, manipolando la materia direttamente con le proprie dita. Duecento giorni per creare tutto ciò che ha in mente, per raggiungere la celebrità, per ardere il mondo con le propria sculture.
E’ la Morte a proporre questo patto Faustiano, nelle vesti dello zio Harry, che si presenta un giorno a David, spento dall’alcool e dal piangersi addosso: in cambio della sua vita, otterrà ciò che desidera, ma avrà solo duecento giorni a disposizione per realizzare i propri sogni. La Morte gli propone anche un alternativa, una vita normale, trovare l’amore, sposarsi, avere una famiglia, invecchiare, morire, essere dimenticato. Ma per David non è abbastanza, non può accettare una vita senza arte, una vita per cui miliardi di persone ammazzerebbero, una vita in cui il fuoco della propria ossessione non arda forte come un incendio.
Perchè le persone come David non possono neppure contemplare la possibilità di una vita “normale”, sono persone dilaniate da un’eterna infelicità, da una sensazione di perenne incompletezza, di mancanza, di insoddisfazione per la vita, da un indefinito senso di dolore che può essere placato solo dalle proprie ossessioni.
Perchè per David l’arte è un ossessione. Non è la ricerca della fama e del successo quello che spinge David ad accettare il patto con la Morte. Non è la necessità di essere ricordato dai posteri, nonostante David lo creda fermamente, spinto dal ricordo del padre defunto che un giorno, da bambino, gli fece promettere che si sarebbe fatto un nome. Non è questo. Perchè le persone come David, nel momento in cui raggiungono il loro obiettivo, scoprono che non è quello di cui avevano realmente bisogno, perchè purtroppo l’abisso del dolore che si portano dentro è una voragine scura e nera da cui non c’è salvezza. Quello che vogliono realmente le persone come David è alimentare la propria passione, ossessivamente, gettandosi anima e corpo nell’unica cosa che li rende vivi, l’atto creativo in sé. Non è il raggiungere lo scopo che può elevare uno spirito inquieto, ma solo l’atto in se.
Perchè alla fine cos’è l’arte? Cos’è la scultura per David? E’ tutto, è la vita. Per le persone come David vivere una vita intera senza ciò che più si ama, è come non vivere. Meglio una manciata di giorni, ma che siano pieni, reali. Che cos’è una vita intera senza la linfa vitale che solo l’arte può dargli? E’ una vita senza vivere. E’ un eterno trascinarsi, alla ricerca di qualcosa che non c’è. Uno strisciare nel fango, un trascinare claudicante i piedi con gli occhi allucinati dei pazzi, bieco piegato sotto la morsa stretta d’un eterna malinconia. Cos’è la vita senza vivere se non la morte di tutto, il grigiore cieco d’un esistenza depressa e senza colori, cos’è una vita senza vivere, se non lo strappo delle ali, se non il farsi piombo, se non la pesantezza eterna.
E di fronte a questo bivio, David non ha dubbi, e accetta senza remore, senza pensarci. David è come un moderno Achille, messo dal Fato di fronte a due alternative. Achille deve scegliere una vita lunga senza gloria, o un’esistenza breve ma dal destino glorioso: ma non è una scelta reale, perchè le persone come Achille, come David, non hanno la possibilità di contemplare alternative, perchè le proprie ossessioni scelgono per loro, non si ha più il libero arbitrio, il destino è determinato a priori.
Neppure l’amore può salvare David, perchè ormai il conto alla rovescia è iniziato. E quando David incontra Meg, la donna della sua vita, non c’è più ritorno. L’amore è una fiamma che brucia e ustiona, ma è totalmente impotente contro la forza cieca delle ossessioni. David si innamora, anche se sa che il proprio destino è segnato, e vive la relazione con un timer interno, sapendo che presto tutto finirà.
David si illude di poter trovare la pace grazie all’amore, cercandolo egoisticamente in Meg, fino a trovarlo, fino a farla innamorare di sé. Ma per cosa? Perchè tutto questo quando la caducità della vita è una spada di Damocle sospesa come un conto alla rovescia sulla propria testa?
Perchè le persone come David, animi inquieti, irrequieti, eternamente insoddisfatti, sempre alla ricerca di qualcosa che dia un senso alla loro vita, ci credono davvero, ci sperano, e vorrebbero soltanto trovare qualcosa che acquieti quell’eterno vuoto, quell’insoddisfazione perpetua. E lo cercano ovunque, in una donna, in una famiglia, in un luogo. Ma sono ricerche destinate a scontrarsi con la realtà dei fatti: per queste anime non c’è paradiso, ma solo un eterno purgatorio.
Ci sono molte chiavi di lettura per immergersi all’interno dello scultore. Possiamo seguire la vita di David scultore, delle sue prodezze artistiche, del suo rincorrere l’immortale gloria. Ma possiamo anche solamente leggere la storia d’amore, i gesti piccoli e bellissimi di Meg, il loro sfiorarsi, accarezzarsi, tenersi stretti, il loro eterno giocare, le coccole e i sorrisi, la dolcezza che affiora in ogni linea tracciata sulla carta. Ma possiamo anche scegliere di seguire gli arzigogolii psicologici di David persona, focalizzandoci sui suoi tormenti interiori. E domandarci. Ma chi è David?
E’ forse David un uomo sfortunato? Un individuo che mai ha conosciuto la pace, e che la trova solo nel momento in cui ha rinunciato a tutto? Ma se David quest’amore lo avesse trovato prima del patto con la Morte, sarebbe realmente riuscito ad amarlo? Quanto tempo sarebbe passato prima di veder sbiadire il colore acceso di ogni carezza? Prima di sentire il sapore insipido di ogni bacio un tempo così denso di miele e succo di amarena? Prima di veder trasformato il tripudio e l’esaltazione dell’amore in un mite e noioso fardello da portarsi appresso? Prima di veder sfiorito il fascino policromo di Meg con cui David l’ha dipinta?
La verità è che le persone come David sono innamorate solamente dei propri ideali, dei propri sogni, della pura perfezione che creano con la propria fantasia. Ma poi, inevitabilmente, per loro la poesia si incrina, il velo di Maya si solleva, la realtà si sostituisce al mondo di fiaba, e il tempo cancella ogni colore. In fondo Meg è proprio ciò che la Morte aveva proposto a David come alternativa al loro patto, l’amore terreno, l’amore di una ragazza, una famiglia, dei figli, proposta che David rifiuta senza esitazione. Forse che ancora non ne conosceva la potenza, troppo legato com’era ai propri bisogni narcisisitici, e solo quando si trova travolto da quest’amore, si rende conto di quanto ha perso? Ma non dimentichiamoci che David ha una spada di Damocle che pende sulla propria testa. Che cosa succederebbe se il loro amore non avesse una scadenza? David sarebbe capace di viverselo per tutta la vita? Sarebbe sufficiente per un individuo come David? Oppure la realtà è che David può innamorarsi di Meg solo perchè in fondo non può permetterselo, perchè prima o poi dovrà andarsene. Le persone come David, sono in grado di amare la vita? O possono solo innamorarsi dei propri sogni, e vivere dei brividi autoreferenziali delle proprie illusioni?
Qualsiasi che sia la risposta a queste domande, “Lo scultore” è comunque un romanzo splendido, da cui emerge una poesia così sottile e avvolgente da scaldare il cuore. E’ un romanzo costellato di grandi prodezze narrative, di bellezza, di picchi lirici altissimi. Basti pensare al momento in cui David, col proprio potere di modellare la materia, scolpisce, con le fattezze di Meg, una pietra nascosta sotto terra. E’ un regalo che David le fa, un dono prezioso che nessuno può vedere, neppure Meg stessa, che può solo immaginare quello che sotto di lei si nasconde. Ed è questa la poesia che si respira in tutto il romanzo, la dolcezza delle piccole cose, dell’amore che si rivela nei piccoli gesti, il loro segreto, nascosto a tutti. E’ la bellezza dei tesori celati. Perchè le cose più belle sono “invisibili agli occhi”, non sono accessibili a tutti, le cose più belle sono minuzie preziose inarrivabili. Perchè la bellezza non può essere toccata, conquistata, sposata. La bellezza se ne sta nascosta, ma si sa che c’è.
“Lo scultore” è un romanzo che va letto, che va assaporato, che va divorato, un romanzo a fumetti in cui perdersi nella bicromia del disegno, nei suoi neri, nei suoi azzurri, è un romanzo in cui ci si deve perdere nel sorriso di Meg, nelle carezze dell’amore, nei turbamenti di David, nella poesia della narrazione, nei brividi che esalano da ogni singola vignetta, negli occhi tristi di David che promette a Meg che non l’abbandonerà mai, quando sa, che la sua intera vita è solo un conto alla rovescia.
Titolo: Lo scultore
Autore: Scott McCloud
Edizioni: Bao
Formato: Pag. 496, Cartonato 16 x 24
Prezzo: € 21.00
ISBN: 978-88-6543-279-2
Data pubblicazione: 23 aprile 2015