Condivido, dunque sono
“Condivido, dunque sono”
L’identità precaria si rifugia nei social network
A cura della Dott.ssa Gaia Parenti
Viviamo in mondo dove il precariato dilaga in qualsiasi ambito: lavorativo, familiare e personale. La sfera del sé è, probabilmente, quella più delicata perché più difficoltoso risulta rimetterla in piedi, su gambe forti.
Ma come si presenta oggi l’identità dell’essere umano? Soprattutto quella di un giovane o di una persona immersa nel malessere? é totalmente destrutturata, come un puzzle incompleto, dove le personalità sono interscambiabili, multiple, con la conseguenza che possiamo non-essere, e cambiare abito di continuo. Ed è nel mondo virtuale che l’autostima trova la sua sopravvivenza. Di seguito una disamina che mostra quali sono gli effetti dei social network sulla costruzione della propria identità.
1. Il ruolo centrale dei social network nella costruzione del sé
I social network permettono di decidere come presentarci alle persone che compongono la rete e di avere un ruolo centrale nella definizione e nella condivisione della nostra identità sociale.
Questo perché uno dei principali bisogni che questi spazi virtuali soddisfano é quello della stima di sè: Io posso scegliere gli «amici» ma anche gli altri possono farlo. Per questo, se tanti mi hanno scelto come «amico» allora «valgo».
In questo bisogno compulsivo di condividere ogni aspetto della propria vita, si percepisce, l’urgente necessità, soprattutto da parte dei giovanissimi, di costruire, plasmare e, apparentemente, controllare un’idendità personale e sociale non ancora formata e strutturata. Le nuove modalità di relazione, anche affettive, portano come conseguenza ad una fusione tra mondo reale e virtuale e tutto diviene possibile. Si produce, cosi’, un’identità flessibile, precaria e incerta nei “giovani digitali”.
2. Social network e impotenza emotiva
Tale fenomeno si accompagna, spesso, ad un’impotenza emotiva: l’incapacità di instaurare sane relazioni perchè mediate da una fisicità ed un’immagine di sè falsata, la quale non corrisponde al reale desiderio di mostrarsi per quello che si è, ma per come gli altri vorrebbero che si fosse. Difatti, le immagini che vengono postate all’interno di questi social network sono il frutto di scelte accurate, sulla base che si ha di un Io desiderabile, accettato socialmente. Un’esasperazione estestica che dimostra una scarsa autostima e la non accettazione di un Vero sè .
3. La relazione tra social network e bassa autostima
I media sostengono, inoltre, l’idea che questi siti web possono arricchire la vita interpersonale delle persone con bassa autostima. Le stesse difatti sono solitamente restie a rivelare se stessi e a mantenere relazioni interpersonali soddisfacenti. I social network rappresenterebbero pertanto, un strumento potenzialmente prezioso per le persone con scarsa autostima perchè permettono di aprirsi agli altri, come non riuscirebbero a fare nella realtà. Un punto di riferimento dove rifugiarsi, dove poter trovare una qualsiasi forma di approvazione del sè, anche se variegata e mutevole. Le persone che hanno difficoltà relazionali e con una scarsa opinione di sè, sebbene intravedano questi social network come luoghi sicuramente attrattivi e potenzialmente ricchi di stimoli, non riescono ad ottenere feedback positivi o risposte desiderabili perché la loro “apertura” è viziata da una negatività di fondo del proprio Io. Coloro che presentano bassa autostima, hanno più probabilità di altri, di presentare un falso-se che si discosta di gran lunga dal loro vero Io. Questi tratti sociali di interazione sono influenzati dalla propria educazione e stili di attaccamento ansioso e evitante, il che implica che la ricerca futura dovrebbe prendere in considerazione le conseguenze negative di un utilizzo prolungato all’interno dei social network.
4. Gli effetti della ricerca di rassicurazione all’interno dei social network
Le persone che hanno più bisogno di queste modalità relazionali all’interno del web, coloro che ricercano una costante rassicurazione, un contenitore per la loro solitudine, possono non essere in grado di usufruire nel modo migliore di questi apparenti “benefici sociali” offerti dal mondo virtuale. Questo perché non riescono a mettere in atto efficaci strategie comunicative. Questo andrebbe a rafforzare la loro percezione negativa di sé. La ricerca di rassicurazione é strettamente collegata ad una bassa autostima, che a sua volta produce un sentimento di “impotenza emotiva”, il quale viene percepito come un forte disagio.
La conclusione è che un abuso o un uso sbagliato di questi siti, porta non solo ad un processo di rallentamento della costruzione di un’identità forte, di un Vero-sè, ma anche di modalità di interazione inefficaci, inadeguate con conseguenti effetti psicologici negativi di vasta portata. Il limite tra costi – benefici non é poi così sottile. Questi mezzi possono creare trappole dal quale é difficile uscirne, soprattutto per quelle persone che non hanno ancora formato una propria identità. Il malessere oggi é dilagante ed il bisogno di essere ascoltati, di raccontarsi é diventato potente come un urlo che non trovo sfogo. Ricordiamoci sempre che una rete di amicizie virtuali non deve mai sostituire una più colorata cerchia di amici dove il confronto faccia a faccia può far male, ma sicuramente é più reale ed efficace al fine di aiutare e sostenere le persone che ne hanno bisogno.