Alcune curiosità su Sigmund Freud
Alcune curiosità su Sigmund Freud
A cura del Dr. Jacopo Campidori
Esattamente 160 anni fa, il 6 maggio 1856, nasceva Sigmund Freud.
Google celebra la ricorrenza con un Doodle in cui il padre della Psicoanalisi è raffigurato come un iceberg che galleggia nel mare. In questa immagine, l’artista Kevin Laughlin, ha voluto rappresentare simbolicamente uno dei punti cardine della teoria di Sigmund Freud: l’inconscio. Il volto di Freud, cioè la punta dell’iceberg, è solo una piccola parte dell’intera struttura. La parte più grossa, più imponente, la parte inconscia, è nascosta agli occhi, come un iceberg sotto il livello dell’acqua.
Su Freud sono state dette moltissime cose, e in linea di massima le sue teorie sono note a chiunque, seppur a caratteri generali. Ma esistono molti aneddoti curiosi su questo importante studioso. Eccone di seguito alcuni [1]:
- Fu l’antesignano della Pet-terapy. Durante le sedute di Psicoanalisi Jofi, il cane di Freud, era sempre presente nello studio, poichè considerato un elemento rassicuratorio per i pazienti. Jofi era così abituata a seguire le sedute del padrone che con il tempo imparò a calcolare il tempo di ogni incontro. Quando si alzava in piedi, Freud sapeva che la seduta era finita.
- Fobie. Si dice che Freud fosse ossessionato dal numero 62. Riteneva che proprio a quell’età, 62 anni, sarebbe morto (in realtà campò fino a 83). Per questo motivo non alloggiava mai in una stanza d’albergo che avesse quel numero. Aveva anche la fobia delle felci e aveva una gran paura di viaggiare in treno.
- Routine geniale. Le abitudini di Freud erano molto rigide. Al mattino si dedicava ai pazienti, pranzava ogni giorno alle 13 in punto. Adorava la carne di manzo e odiava il pollo. Dopo pranzo, usciva a fare una passeggiata di tre chilometri, percorrendo sempre le stesse strade, e lungo il percorso raccoglieva dei funghi. Nel pomeriggio si dedicava ancora ai pazienti e dopo cena giocava a carte, di cui era grande appassionato, con la moglie o la figlia.
- Fumatore compulsivo di sigari. Sigmund Freud amava i sigari. Ne fumava anche 20 al giorno e tra le nuvole di fumo, borbottava, lui che vedeva simboli inconsci in ogni cosa: «A volte un sigaro è solo un sigaro». Per colpa dei sigari (e delle sigarette che fumava da giovane) Freud sviluppò un grave tumore alla gola, che lo portò alla morte nel 1939. Quando i dolori del cancro diventarono insopportabili, chiese che gli venisse concessa la morte assistita. Il suo medico di fiducia gli iniettò della morfina per aiutarlo a morire.
- Pochi vestiti. Aveva solo tre completi, tre cambi di indumenti intimi e tre paia di scarpe. Forse per risparmiare (o per tirchieria)? No, gli sembrava inutile comprare altri vestiti. Vestirsi sempre allo stesso modo è abbastanza comune tra le persone geniali.
- L’emicrania e la cocaina. Freud soffriva di ripetuti e terribili attacchi di mal di testa. Dalla lettura dei suoi racconti e da altre testimonianze si è dedotto che soffrisse di emicrania che lo stesso Freud cercava di curare con la cocaina. Freud scoprì la cocaina, allora quasi sconosciuta, a 28 anni. Iniziò a usarla per le terapie contro l’ansia (e anche per lenire i suoi mal di testa), ma ne divenne dipendente, almeno fino ai 40 anni. «Ho bisogno di un sacco di cocaina. Il tormento, la maggior parte delle volte, è superiore alle forze umane» scriveva nel 1895, cioè un anno prima di abbandonare la droga.
- Mai un premio Nobel. Ebbe 12 nomination al Premio Nobel, ma non lo vinse mai uno. E le nomine cessarono quando un esperto, nominato dal comitato del Nobel, asserì che il lavoro di Freud non aveva riscontri scientifici.
- Sì occupò anche di peti. A Freud va il merito di aver indagato meglio di chiunque altro i profondi misteri dell’animo umano. Senza limiti e senza censure. Persino su temi triviali e scatologici. Nella prefazione alla seconda edizione del volume Escrementi e civiltà: antropologia del rituale scatologico di John Gregory Bourke (pubblicato postumo nel 1913) svelò le motivazioni inconsce che portarono a ripugnare peti e flatulenze: «Gli uomini civilizzati sono a disagio e imbarazzati da tutto ciò che ricorda loro la loro origine animale. Provano disperatamente a imitare gli angeli perfetti ma in loro rimane, comunque, una traccia terrena insostenibile da sopportare».
[1] fonte: Focus.it
Jacopo Campidori, Psicologo e Psicoterapeuta di orientamento Cognitivo-Costruttivista. E’ nato nel 1978 a Firenze, dove attualmente vive e lavora. Direttore della rivista on-line di Psicologia “GliPsicologi.info“. Pratica la libera professione (terapia individuale con adulti, adolescenti e di coppia) presso il suo studio a Firenze.
Email: jacopo.campidori@glipsicologi.info
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