Gli effetti della musica sul nostro umore
Gli effetti della musica sul nostro umore
A cura di Alessandra Murinni
Musica e psicologia sono strettamente correlate tra di loro e una ricerca ci spiega il perché. La musica, da sempre, accompagna la nostra vita e ci aiuta in qualche modo anche ad attenuare situazioni che potrebbero risultare pesanti o noiose. Il nostro stato d’animo è molto influenzato dalla musica poiché le vibrazioni che quest’ultima rilascia arrivano dritte ai nostri sentimenti. Ecco perché nei momenti felici, stressanti, tristi, appaganti, malinconici o anche monotoni ci rifugiamo in un lettore mp3 o nel suonare uno strumento musicale. Il potere della musica è cosi forte che la utilizziamo, a volte, anche per auto consolarci o per mandare un messaggio a qualcuno che a parole non saremmo mai stati in grado di articolare, un po’ per paura, un po’ per timidezza. Riuscirebbe quindi, persino a risollevare il nostro umore o a cambiarlo totalmente.
Una ricerca fatta nel 2007 in Finlandia da un team di ricercatori della psicologia della musica, è riuscita a produrre una lista su come i brani musicali ascoltati da un gruppo di persone abbiano delle funzioni sul nostro stato d’animo e come queste siano correlate anche ad attività da svolgere durante l’arco di una qualsiasi nostra giornata.
- Intrattenimento: questo tipo di musica si può ascoltare durante un viaggio, mentre leggiamo un libro, durante il tempo in cui ci dedichiamo alle solite faccende domestiche o mentre ci si prepara prima di uscire.
- Rivitalizzante: ci da carica la mattina appena svegli e può essere ascoltata anche di sera in seguito ad una lunga giornata di lavoro.
- Diversivo: questa categoria di musica invece, viene usata da anti-stress, poiché riesce, nella sua conformità, ad eliminare i cattivi pensieri, a distogliere dalla nostra mente il mondo circostante o anche a colmare un momento di noia.
- Lavoro mentale: rievocare ogni tanto il nostro passato non è una cattiva idea, ecco perché, questo genere risulta fondamentale in quanto riesce a farci sognare ad occhi aperti e a riallacciarci a ricordi passati piacevoli e non, che possano, in qualche modo farci osservare il nostro presente sotto un altro punto di vista.
- Scarico: non è difficile individuare qual è il principale obiettivo di questo tipo di brani, ovvero liberare la mente da pensieri negativi. Andranno quindi selezionate canzoni che possano sopprimere il pessimismo, sensazioni negative e brutti ricordi per concentrarsi il più possibile sullo “smettere di pensare” e godersi quel particolare momento.
- Conforto: ultimi ma non per importanza, ci sono i brani che non possono far altro che aiutarci a superare momenti scoraggianti, deprimenti, avvilenti, come ad esempio una storia d’amore finita, una malattia o addirittura un lutto.
La bellezza della musica è proprio il fatto che può essere vista e utilizzata in mille modi: per far si che non ci si debba sentire mai soli, a condividere un’esperienza con gli amici o in famiglia, ad immortalare e ad associare un determinato nostro evento ad una canzone.
Di esempi ne potremmo trovare un’infinità, l’unica cosa certa è che, infondo, la musica, è necessaria ed indispensabile per ognuno di noi ed è proprio questa sicurezza che abbiamo che ci fa capire quanto la musica ci può far sentire davvero vivi.
Importante da sottolineare invece, è anche il fattore che riguarda l’esperienza sonora che stimola, già a partire dalla prima infanzia, l’intelligenza e la personalità derivanti anche dall’uso dei linguaggi musicali e da come essi sono strutturati. Più di una ricerca dimostra che ascoltare musica durante una gravidanza aiuta sia a regalare un senso di serenità al feto e sia ad unire psicologicamente madre e figlio. Questo perché il periodo di gestazione di una donna comporta una serie di mutamenti psicologici e fisici, generando ansia e stress durante i nove mesi. L’ascolto della musica infatti è uno dei metodi più che efficaci per ridurre e regolarizzare questi stati emotivi. Si suggerisce inoltre si dedicarsi all’ascolto di musica classica in quanto quest’ultima sembrerebbe avere la facoltà di rilassare e normalizzare il battito cardiaco, placare la tensione e ottimizzare lo stato d’animo.
Molti sono stati gli esperimenti e le ricerche realizzate proprio riguardo la musica classica.
Uno degli esempi più considerevoli è il famoso “ Effetto Mozart”. Elaborata nel 1993 dai fisici Gordon Shaw e Frances Rauscher, si è constatato che l’ascolto della sonata in Re Maggiore (KV 448) del maestro W. A. Mozart, provocherebbe un aumento delle capacità cognitive di un gruppo di persone. Ottantaquattro studenti vennero suddivisi in tre gruppi e sottoposti all’ascolto di tre musiche differenti. Il primo gruppo ascoltò della easy-listening, il secondo una sinfonia di Mozart, mentre il terzo non ascoltò nulla, solamente il silenzio. Subito dopo il test, gli studenti furono sottoposti ad un particolare test di ragionamento spaziale. I risultati furono sorprendenti. Il secondo gruppo che prima aveva ascoltato Mozart ottenne un responso superiore di 10 punti rispetto agli altri due gruppi di studenti. Da qui nacque l’”effetto Mozart”.
Non potevano battezzarlo sotto un altro nome, quello di uno dei più grandi maestri della musica classica. Uno dei maggiori studiosi del suono dal punto di vista medico, Alfred Tomatis, afferma che “Mozart è un’ottima madre, provoca il maggiore effetto curativo sul corpo umano”. Questo perché, riassumendo un pensiero del suo libro “Perchè Mozart?”, egli dichiara che solo il maestro, rispetto ad altri quali Beethoven, Bach, Schubert, Chopin e molti altri, riusciva a produrre le stesse risposte neuro-fisiologiche e psicologiche indipendentemente su persone derivanti da culture diverse. Gli effetti che la musica di Mozart produce, sono dovuti semplicemente al modo in cui la stessa è stata composta e tutto ciò che è stato inserito in essa dal compositore. Si Può affermare quindi che la musica di Mozart, influisce sulle prestazioni del nostro cervello e su alcune capacità cognitive, specialmente di tipo spazio-temporali, sulle abilità matematiche ma non su quelle prettamente spaziali. Tale effetto perdura per circa 10 minuti dopo l’ascolto, in alcuni casi anche per 12.
L’Effetto Mozart, inoltre, nella musicoterapia, viene utilizzato ed è verificabile soprattutto nei pazienti epilettici. Da sottolineare è che lo scetticismo in questo campo è d’obbligo. Molti studiosi, subito dopo la pubblicazione dell’articolo “Music and spatial task performance” (Raucher et all., Nature 1993), che dimostrava gli effetti benefici della Sonata K 448 sulle capacità della percezione, espressero forti dubbi a riguardo. Alcuni sostennero che l’effetto benefico fosse legato soltanto al piacere dell’ascolto, e dipendesse dall’apprezzamento del pezzo e dalla sensazione di rilassamento che sorge in seguito a una qualsiasi esperienza piacevole. Ma gli autori dell’articolo rilanciarono, e dimostrarono tramite un esperimento sugli animali che l’effetto era prodotto anche in gruppi di topi le cui madri erano state sottoposte durante la gravidanza all´ascolto della sonata miracolosa.
Concludendo, possiamo azzardare dicendo che la musica oltre ad essere un mezzo di accompagnamento alle nostre giornate e alla nostra vita, nel complesso è anche un linguaggio non meno importante di quello visivo, corporeo o verbale, in grado di esprimere idee, concetti e sentimenti propri e fondamentali di ogni individuo.
Complimenti, bellissimo articolo.