Non mi sento sexy
Sto crescendo, e mi rendo conto che di cose nella vita ne ho gia’ viste un po’, ho 29 anni e mi rendo conto delle evoluzioni che sono avvenute in molti ambiti nel mio carattere e nella mia personalità, ma c’è una cosa che non mi spiego.
Perche’ non rieso ad essere come vorrei nella mia vita sesuale?
Mi spiego meglio: ho un compagno con cui mi trovo molto bene anche dal punto di vista sessuale, ma sento di non essere totalmente libera di esprimermi con lui e quando mi spingo a non reprimere la mia voglia di fargli capire che lo desidero anziche’ sentirmi sexy mi sento una bambina e le mie azioni non corrispondono al mio immaginario di donna sensuale ma piu’ a quelle di una bambina che chiede la pappa…
Prima di questa storia, ho avuto una relazione con un ragazzo la cui soddisfazione deriva dal possedere piu’ donne possibile, alla fine questa e’ finita lasciandomi l’idea che uno dei motivi principali sia proprio la mia carenza di sensualita’.
Come si fa’ a sapere se cio’ che provo e’ vero o se sono solo mie idee?Forse dovrei semplicemente aderire magiormente al mio istinto per sentirmi apposto ma come???
Grazie per il tempo e l’attenzione
una bambina che spera di essere una donna.
Risponde il Dr. Jacopo Campidori
Mi scuso immediatamente perchè mi dilungherò un poco, ma la domanda da lei posta riguarda un problema molto profondo. Non mi riferisco all’incapacità di sentirsi sexy, quanto all’incapacità di essere come si vorrebbe. Spesso le persone vorrebbero assomigliare a qualcuno, essere paragonabili a dei modelli ideali, modelli che purtroppo non riescono ad uguagliare. E questo può causare frustrazione, delusione, infelicità.
Prendiamo ad esempio Mario. Mario non capisce come mai il suo migliore amico sia così sciolto con le donne, lui non ne sarebbe mai in grado. L’amico di Mario ha una certa elettricità nello sguardo, un carisma, un fascino, che Mario non riesce a comprendere. Lui non è in grado di guardare una donna negli occhi troppo a lungo, di sfiorarle il braccio mentre ci parla, di conquistarla così, solamente flirtando. Mario non ne è proprio capace, e questo gli crea un certo fastidio, invidia, una punta di frustrazione.
Prendiamo Simona, una ragazza timida, con un mondo intero dentro di lei. Simona vorrebbe essere un istrione, un estroversa, saper ammaliare le folle, e suscitare ammirazione senza bloccarsi in pubblico. Ma non è proprio in grado di farlo, e non riesce a spiegarsi come mai per alcune persone sia così naturale.
Cosa si potrebbe consigliare a Mario e Simona? Nel caso questi problemi causino loro un grande disturbo, rappresentino un grosso impedimento, potremmo consigliare loro di rivolgersi a qualche specialista, per scoprire come mai queste “mancanze” siano così insopportabili. Ma nel caso che il fastidio non sia troppo invalidante, allora, che potremmo consigliare?
Io personalmente non mi sentirei di essere drastico. Credo che le persone abbiano un carattere che le distingue l’una dall’altra, un carattere che le rende uniche e speciali, un carattere che non sarà mai completo, perchè non può assolutamente abbracciare tutti gli aspetti della personalità umana, tutte le sfumature esistenti. Probabilmente Mario e Simona sono in grado di fare qualcosa in cui gli altri sono meno portati.
Il problema è che se entriamo all’interno della sfera sessuale, il discorso cambia notevolmente.
Si può essere timidi, si può essere paurosi, si può essere impacciati, alla fine ognuno è d’accordo che si tratta di carattere, di temperamento, ci si può migliorare, ma la matrice è quella, difficilmente ci si può rivoluzionare al punto di modificarci totalmente.
Ma se si parla di sesso, sembrerebbe che non si possano avere problemi.
E sa perché? Perchè viviamo in una società che ci ha convinti di questo, bombardandoci di icone sessuali, bombe supersexy, machi dominanti prestanti e sempre pronti, eroine libidinose sempre vogliose, patinati scenari fasulli di erotismo e voglie sempre soddisfatte. Se ci guardiamo attorno lo vediamo ovunque, nelle pubblicità, nei manifesti, nelle riviste, navigando in rete, ovunque.
E ovunque il messaggio che ci viene trasmesso è questo: in questa società opulente e fallocratica, chi non si adegua è perduto.
E chi non accetta tutto questo? Chi non si sente una bomba super sexy? Chi non si sente di tuffarsi nel paese dei balocchi di questa sessuopoli?
Si ritrova come lei, cara Lara, a domandarsi se il suo modo di essere è sbagliato. E’ ovvio che si senta come una bambina che chiede la pappa, perchè lei in quel momento sta recitando una parte, per far contento qualcun’altro, un gioco che assomiglia molto a quello di una bambina, che accetta per non essere stigmatizzata.
Perchè in questo mondo si può essere timidi, ci si può migliorare, ma non si possono fare miracoli.
Perchè in questo mondo si può essere impacciati, ci si può migliorare, ma quanto?
Perchè in questo mondo si può essere paurosi, ci si può migliorare, ma solo se è un nostro desiderio.
E allora perchè non si può essere noi stessi sessualmente? Dov’è scritto che ci si debba per forza adeguare ad un monito sociale gretto ed imbecille? Dov’è scritto che una donna debba essere a tutti i costi una bomba sessuale?
Con questo lungo discorso, ci tenevo solo a farle notare una cosa: se le sue azioni non corrispondono a quello che vorrebbe essere, non è una cosa fuori del comunue, potrebbe significare che lei in realtà è proprio così, magari di indole meno sexy e passionale, ma non per questo sbagliata. L’errore sta nel voler recitare una parte non nostra, al costo di apparire come una bambina che chiede la pappa.
La domanda che mi farei, al suo posto è questa: “Voglio realmente sentirmi sexy? Oppure sono gli altri che lo vogliono?”
In fondo, per diventare donna, non è necessario per forza diventare dinamite erotica.
In fondo, per diventare donna, un passo importante potrebbe essere quello di accettare i nostri limiti, le nostre caratteristiche, il nostro modo di essere, i nostri confini.
Come cantava Alain Souchon “On nous inflige des désirs qui nous affligent” (Ci vengono inflitti desideri che ci affliggono”).
Spero di esserle stato di aiuto, e di non aver contribuito ulteriormente alla sua confusione allontanandomi troppo dalla sua richiesta.
Dr. Jacopo Campidori