Prostituzione: le cam-girls
Prostituzione: da operaie del sesso a cam girls
A cura della Dott.ssa Daniela Tessieri
“C’è chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, bocca di rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione…“
E’ cosi che Fabrizio De Andrè chiamava le “artiste del sesso”, quelle donne che “lo facevano per passione”, mentre altre erano costrette a prostituirsi per motivi primari, magari sotto l’usura del protettore che traeva guadagno dalla vendita di ciò che di più intimo la natura ci ha dato: la nostra anima.
Negli anni la prostituzione ha cambiato forma, parallelamente con la scissione che si è venuta a creare fra dimensione emotivo/affettiva, ed esperienza ludica o di potere e profitto.
Ragazze giovanissime, molte della quali straniere, hanno consumato i loro tacchi e hanno sfilato con minuscoli abiti, su quei marciapiedi, vetrine di sogni erotici, per chi da loro chiedeva in cambio trasgressione e svago.
Ed ecco che l’uomo torna ad essere in una posizione dominante, da una parte il protettore, dall’altra il cliente.
Ad una prostituta si può chiedere di tutto, perché il suo compito è quello di soddisfare le fantasie di chi è disposto a pagare per il suo corpo, per il suo tempo, per la sua accondiscendenza a concedersi, cosa che non si osa chiedere alla propria moglie, perché forse non capirebbe.
E allora “lei”diventa custode dei segreti, amica di una sola notte, complice di quelle richieste maschili sempre più fantasiose ed esigenti, alimentate dalla diffusione della pornografia su Internet.
Ma se ieri si parlava di “schiave del sesso” oggi è l’era delle cam-girls, piccole lolite un pò per gioco, un po’ per marketing, che sfruttano la curiosità e la generosità di presunti “amici”, uomini di mezza età, per ottenere dei regali accreditati su appositi siti, come biancheria intima firmata, cosmetici, vestiti, o direttamente, facendosi spedire gli assegni a casa.
In pratica le cam girls offrono una sorta di “porno fai-da-te” in cambio di una generosa “paghetta”. Questo fenomeno nasce negli Stati Uniti, ma anche in Europa è stato accolto con successo dalle molte adolescenti che, per arrotondare o per ricariche telefoniche, telefonini di ultima generazione, borse formate, si spogliano davanti ad una webcam, convinte di non prostituirsi perché, in fondo, loro non hanno rapporti sessuali, bensì, sfruttano le voglie masturbatorie e la fragilità di chi, se non dietro ad uno schermo, non sarebbe in grado di azzardare simili richieste.
Il business on-line nasce per gioco, per esibizionismo, un forma di voyeurismo fra le mura domestiche, dove basta un computer, la webcam e un nickname sfizioso; tutto può cominciare da un’esperienza erotica condivisa col proprio ragazzo, per poi diventare una fonte di guadagno che si autoalimenta dai siti pornografici, dove l’idea del sesso viene sempre più trasformata e adattata a modelli irraggiungibili che spesso, sono causa di ansie nella camera da letto.
“Quando ho comprato la web cam, ho cominciato per gioco a mostrarmi. La cosa stranamente non mi infastidiva, anzi. Una volta un uomo mi disse: se ti togli anche il reggiseno ti faccio la ricarica al cellulare. Mi arrivò la ricarica ed io mi sono spogliata. Poi i miei mi hanno attivato un postepay e le ricariche ho cominciato a farmele fare lì. Piano piano ho cominciato io a cercare gli altri e devo dire che ogni volta che mi collego riesco a guadagnare i miei buoni 30 euro”.
Ma non sono soltanto gli adulti a chattare con queste giovani imprenditrici, pure i loro coetanei, i compagni di scuola che attraverso MMS, fanno girare immagini delle proprie compagne nude o parzialmente tali, in cambio di denaro.
Tutto questo non è che un ponte fra la prostituzione e la pornografia, anche se nessuna di queste cam-girls ne è cosciente: piuttosto “è una loro scelta”.
Ma se in Svizzera hanno messo in vendita il primo preservativo “extra small”, chiamato “Hotshot”, che permette ai ragazzi di 12 anni di fare sesso protetto, non c’è da stupirsi se in Gran Bretagna avevano messo in commercio bikini imbotti per bambine di 7 anni, ritirati dal mercato per le numerose critiche da parte delle organizzazione impegnate nella tutela dell’infanzia, con l’accusa di dare caratteristiche sessuali a bambine troppo giovani.
E ancora polemica ad una catena di supermercati costretta a ritirare dai punti vendita il kit della lapdance per bambine di 4-6 anni “accusato di distruggere l’innocenza dei bambini”. Il kit che offriva palo estendibile, giarrettiera, banconote finte e DVD dimostrativo, è stato condannato come estremamente pericoloso.
Oggi il sesso si è svincolato dai confini morali di un tempo e questo lo vediamo ovunque, in tv, per strada, in rete, e perfino fra i banchi di scuola; il corpo è merce e il sesso viene consumato senza alcuna implicazione emotiva.
Per anni le donne si sono battute per i loro diritti, ma una domanda mi sorge spontanea:
“Ciò che abbiamo ottenuto, possiamo consideralo una conquista”?
Onestamente non sono molto d’accordo con parte l’articolo. Il sesso è quanto di più naturale ci sia al mondo, è una parte dell’essere umano, e ciò che forse più ci lega al nostro passato primitivo. Credo che ciò sia innegabile. E allora vogliamo parlare di moralità? Ma che cos’è la moralità? Chi decide cosa è giusto e cosa non lo è? Per quale motivo fare sesso con chi si ama dovrebbe essere più morale che farlo con un persona qualsiasi? Alla fine si tratta della soddisfazione di un appetito molto più fisico che spirituale e non vedo davvero nessuna ragione logica per cui debba essere preferita una qualche implicazione emotiva ad una prettamente “passionale”. Certo alla fine, il punto dell’articolo (almeno credo) è che la lotta all’indipendenza sessuale ha portato in realtà ad una pubblicizzazione del sesso in cui la donna resta ancora un oggetto che va venduto e comprato, esattamente com’è sempre stato, quindi il progresso non è poi così elevato. Ma ciò che cambia è la consapevolezza! Vendere il proprio corpo per scelta, soprattutto se via internet, ti mette in una posizione di potere e controllo, non di sottomissione,se un uomo potesse guadagnare mostrandosi nudo in web cam lo farebbe subito, e sono piuttosto convinta che non sarebbe giudicato male, ma dato che sono donne a farlo, allora si può puntare il dito contro! Ovviamente non voglio spezzare una lancia a favore della prostituzione forzata del sesso tra 12enni o di una ragazzina che guadagna mostrando le sue grazie ai compagni, cosa che trovo quantomai ridicola e sbagliata. Ma demonizzare il sesso e chi, ad una certa età, ne trae guadagno PER SCELTA svilisce la donna e la sua indipendenza.